Un giro alla scoperta delle coltivazioni biologiche dell’azienda e del suo orto sinergico

Sono partita da Roma la mattina sul presto e in men che non si dica sono arrivata a Poggio Aquilone, il luogo di produzione delle protagoniste di questa storia, le specialità di Bio Alberti raccontante da Benedetta, l’ultima generazione dell’azienda.

Mentre guidavo verso Poggio Aquilone il panorama è cambiato, è diventato selvaggio e di un verde intensissimo con una luce più abbagliante che si rifletteva nelle praterie.

Poggio Aquilone: il luogo

Probabilmente ti starai chiedendo dove si trova Poggio Aquilone.

Si tratta di un piccolo borgo collinare del 1200 in provincia di Terni, su una sommità marnoso-calcarea. Da qui la vista si perde su campi, praterie e boschi.

“Quest’anno il panorama di Poggio Aquilone è stato particolarmente bello e suggestivo, tutti i grani, rispettando la rotazione delle coltivazioni si sono trovati uno accanto all’altro e nel momento della fioritura delle spighe hanno creato un manto dorato intorno al borgo”.

L’Umbria è un po’ selvaggia, speciale, e con mille sfumature e tonalità: verde in primavera, oro in estate.

Entriamo nel cuore della storia, nei campi di cereali, ulivi e legumi di Bio Alberti.

Una gita in Panda con Benedetta

L’accoglienza di Benedetta quando sono arrivata a Poggio Aquilone è stata calorosissima.

E quale miglior modo per addentrarci nelle rigogliose coltivazioni biologiche se non con una Panda 4×4?

Salite a bordo abbiamo incominciato il nostro tour, entusiasmante a dir poco, soprattutto per una come me, innamorata dei territori un po’ inesplorati del centro-Italia.

L’inizio dello spettacolo

Guidando, Benedetta ha iniziato a raccontarmi la storia di Bio Alberti.

Poggio Aquilone è in gran parte di proprietà della sua famiglia. Il nonno, fino agli anni 90, portò avanti le culture di vigna e tabacco nei terreni che circondavano il borgo.

La mamma di Benedetta nel 1992 decise, con lungimiranza, di convertire le coltivazioni dell’azienda agricola in biologiche, di iniziare nuovi tipi di colture (ulivi, cereali e legumi) e di fare le cose per bene… ma come? Collaborando con l’Università Agraria di Perugia per la ricerca sui semi antichi e geneticamente originali.

“Tante intolleranze e problematiche relative all’alimentazione sono nate dalla progressiva lavorazione e modifiche genetiche sui grani. La mission di Bio Alberti è anche volta al benessere, offrendo esclusivamente grani antichi non modificati”.

Com’è la Bio Alberti di oggi

Si è arrivati così alla Bio Alberti dei giorni nostri, niente di meno che 560 ettari di coltivazioni interamente biologiche che circondano Poggio Aquilone a 360 gradi.

Da Bio Alberti è tutto biologico da oltre 30 anni. È una delle prime aziende in Umbria ad avere una produzione interamente biologica.

“I terreni confinanti sono terreni demaniali e questo garantisce all’azienda di essere integralmente coltivazione biologica e non avere contaminazioni dai terreni vicini”.

La Bio Alberti di oggi è: 4000 piante di ulivi, legumi, cereali, farine di grani antichi, pasta, olio e un allevamento di chianine al pascolo.

Non si poteva non distinguere una tale grandiosità, infatti il paesaggio di Poggio Aquilone dal 2019 è stato nominato patrimonio UNESCO.

La gita in Panda: prima fermata, le fave Bio Alberti

Siamo arrivati in prossimità di un bellissimo campo di fave. Tanti piccoli boccioli che si muovono con il vento.

“La coltivazione dei legumi va a rotazione; si raccolgono legumi e l’anno successivo, nello stesso campo, si seminano cereali” mi spiega Benedetta scendendo dalla macchina.

Avvicinandomi alle piantine delle fave Bio Alberti ho notato che erano tutte molto distanti tra di loro, e qui ho imparato una cosa nuova:

 “Quando vedi i campi con le piante molto distanziate tra di loro vuol dire che dietro c’è un lavoro molto meticoloso, ogni pianta ha lo spazio necessario per prendere tutte le componenti nutritive dal terreno. Non si ottimizza lo spazio ma la salute della pianta sicuramente. Ogni pianta deve avere la giusta nutrizione”.

Nulla al caso, ogni dettaglio è importante per un lavoro eccellente.

La gita in Panda: seconda fermata, le Chianine Bio Alberti

Il panorama è cambiato di nuovo, non ci sono più campi ma boschi; rigogliosi ettari di alberi e praterie.

E guardando bene all’orizzonte, eccole! In tutto il loro splendore, le vacche al pascolo.

Le Chianine di Bio Alberti vivono al pascolo per 10 mesi l’anno.

“Preferiamo lasciarle al pascolo il più possibile, quando non hanno bisogno di essere monitorate da vicino”.

La famiglia ha deciso di mantenere anche le zone boscose tra i loro ettari per garantire il benessere degli animali e la biodiversità (per un approfondimento su quest’ultima ti consiglio di leggere il mio articolo sulle risaie S. Maiolo).

Ma non è tutto! Alcuni ettari di Bio Alberti sono ad erba medica per essere autosufficienti nella produzione dell’alimentazione del bestiame.

“Le nostre chianine devono avere tanto spazio perché odiano la monotonia, non possono stare sempre nello stesso posto. Il bosco si estende fino a un laghetto naturale dove loro possono abbeverarsi in autonomia”.

Insomma, Chianine allevate al pascolo e nutrite esclusivamente KM0, se non è una specialità questa…

Hanno 100 capi di bestiame e il loro desiderio è di ampliare ulteriormente questo lato del business.

La gita in Panda: terza fermata, i ceci Bio Alberti e l’orto sinergico

Abbiamo continuato il tour per la tenuta costeggiando un uliveto secolare, il punto coltivato più distante da Poggio Aquilone.

Sulla strada di ritorno verso il borgo abbiamo incontrato i ceci Bio Alberti. Aveva piovuto e la terra era un po’ umida, ma temerarie ci siamo introdotte nel campo per scattare qualche foto da vicino.

“Il nostro cece è molto piccolo, è un cece sultano e si raccoglie a settembre”

Il piccolo Cece Sultano è una piantina molto interessante, cresce in posizione semi eretta e i boccioli sono una guaina pelosa che ricopre i semi.

“Soprannominati “la carne dei poveri”, grazie alle loro proprietà organolettiche, ora più che mai rappresentano una risorsa per il futuro: semplici da coltivare e da cucinare sono la naturale alternativa alla carne; un alimento importante anche perché poveri di grassi e ricchi di fibre, possono essere consumati più volte alla settimana e sono ottimi nelle zuppe rustiche, nei piatti unici e come contorno in insalata”.

L’orto sinergico si scorge dal campo di ceci.

Perdona il francesismo ma… che figata pazzesca!

Ora ti spiego a grandi linee come si lavora un orto sinergico.

Nell’orto sinergico piante e fiori sono piantati e coltivati per creare un ecosistema di reciproco sostentamento e supportare la crescita rigogliosa in modo totalmente naturale.

Ti faccio un esempio, il basilico deve stare vicino al pomodoro perché il basilico è un repellente per gli insetti dannosi per i pomodori; l’assenzio deve stare vicino all’orto perché richiama le farfalle e gli insetti impollinatori…

C’è, alla base, uno studio molto approfondito delle piante.

“L’orto sinergico è una delle cose che mi ha fatto innamorare di Poggio Aquilone, quando ero ancora in progettazione del mio futuro. Occuparmi dell’orto e dello studio delle piante ha fatto nascere in me la passione per questa terra e il desiderio di fare di più. Ho iniziato a pensare in grande per Poggio Aquilone” mi ha confidato Benedetta.

La gita in Panda: quarta e ultima fermata, il borgo Poggio Aquilone

Al termine del nostro tour per la tenuta abbiamo parcheggiato la Panda e siamo entrate nel borgo di Poggio Aquilone, situato nel cuore delle terre biologiche dell’azienda Bio Alberti.

Percorrendo la piccola via centrale in pietra, accediamo a un grazioso giardino pensile, anche questo del 1200, e poi… Meraviglia delle meraviglie! Un panorama verdissimo mozzafiato sui boschi e sulle praterie di Bio Alberti.

Al centro del borgo c’è un casale con una sala speciale: l’antico forno di Poggio Aquilone, il forno comune dove tutti gli abitanti del borgo cuocevano il pane. Ora l’ampio spazio è stato adibito a sala riunioni aziendale, sempre preservandone e rispettandone la storia e l’antichità.

Un’azienda che ha una sala riunioni in un antico forno di paese? Una cosa unica!

Passeggiando per qualche minuto siamo arrivate alla torre di Poggio Aquilone, rimasta perfetta fin dalle origini, cioè dal 1100. È sempre stata così come la si vede e la natura ha fatto il suo gioco, colorandola di verde e di fiori.

Il sogno di Benedetta: Poggio Aquilone luogo di incontro e di eccellenze

Bio Alberti ha anche un agriturismo che ospita turisti, appassionati e intenditori, deliziandoli con tutte le specialità dell’azienda.

Benedetta mi ha raccontato che stanno lavorando assiduamente per fare un altro passo in avanti: aprire un vero e proprio ristorante a Poggio Aquilone dove saranno sperimentate ricette innovative per mettere in luce le loro materie prime.

“Devi assolutamente vedere quello che sarà, abbiamo dei piani straordinari per il futuro. Ho studiato marketing management allo IED di Roma e una cosa che mi appassiona tantissimo è l’accoglienza, far provare delle esperienze autentiche a chi viene da fuori. Il ristorante sarebbe il completamento dell’esperienza che si può fare a Poggio Aquilone. Vogliamo promuovere il turismo enogastronomico, la cultura del cibo autentico, sano e tradizionale”.

Grazie Benedetta per questa grinta a favore delle cose belle, buone e ben fatte.

Dibium: il Distretto Biologico Umbro

“Un altro aspetto a cui ci stiamo dedicando molto è Dibium: Distretto biologico umbro.

Ci siamo uniti con chi condivide la nostra filosofia e passione, non solo aziende agricole ma anche chef, come il famoso Giorgione Orto e Cucina, Gubbiotti e altri chef stellati.

Lo scopo è creare eventi e occasioni di confronto e anche partnership di business verso uno scopo comune: la valorizzazione del territorio e delle materie prime.

Aiutarsi e venirsi incontro tra produttori è fondamentale. Il distretto porta speranza di crescita e di condivisione.

Gli eventi di Dibium sono esperienze culinarie complete con chef che cucinano con le materie prime dei produttori. I produttori hanno lo spazio per spiegare i loro prodotti e il loro business”.

Benedetta crede tantissimo nelle potenzialità della nostra generazione, che possa dare uno slancio significativo a una nuova crescita, etica, sostenibile e possibilmente Bio.

Lo shop Bio Alberti: l’importanza di valorizzare le risorse

Lo shop di Bio Alberti si presenta come un vero e proprio negozio nel borgo. È un grazioso show room di tutta la loro produzione e anche un richiamo alle origini in quanto è interamente arredato con materiali dimessi del poggio: il tavolo è una mangiatoia, gli scaffali delle vecchie cassette… Non buttare, valorizzare, è questo il messaggio!

Avrei comprato tutto, già alla vista ogni prodotto sembrava ottimo e unico nel suo genere. Ancor di più quando Benedetta mi ha spiegato le loro caratteristiche e la loro storia.

Parlando dei legumi, le lenticchie e i ceci sono i primi prodotti che hanno inserito in assortimento dopo la conversione delle colture aziendali. Poco dopo hanno ampliato la gamma dei legumi con la cicerchia, proteggendo la specie dall’estinzione, e in ultimo le fave e i fagioli.

Poi abbiamo parlato del farro: dicocco e mono cocco. Ho scoperto, così, che il farro mono cocco si risotta, quindi è un prodotto principalmente invernale.

Ed infine – last but not least – ho avuto l’immenso piacere di incontrare la pasta Bio Alberti. Offrono la pasta, di grano duro Senatore Cappelli in purezza, in cinque formati. La pastificazione avviene in un piccolo pastificio nel Chianti: Pastificio Fabbri.

Fabbri è un pastificio interamente artigianale con otto celle per l’essiccazione della pasta, proprio come si faceva una volta.

“Quando si parte dal seme con uno studio così approfondito e tanta dedizione, bisogna trovare un artigiano che confezioni il tuo prodotto a regola d’arte e in linea con la genuinità delle tue materie e con la filosofia dell’azienda”.

Non è tutto ‘grano’ quel che luccica

La raccolta dei cereali e la loro pulizia spettano a Bio Alberti. Successivamente portano i cereali presso un mulino, a Torgiano, circa 10 Km da Poggio Aquilone (uno dei cinque mulini ad acqua rimasti in Italia). Si ottiene una farina eccezionale, artigianale e poco raffinata.

“La qualità comunque parte dal seme. Con l’università di Agraria di Perugia partiamo con la ricerca e lo studio dei semi ed effettuiamo le prove di semina su un ettaro che abbiamo dedicato a questo tipo di esperimenti. Valutiamo la resa e la qualità del prodotto e solo successivamente procediamo con le coltivazioni estese. Per ultimare una referenza in modo eccellente, come piace a noi, ci vogliono circa cinque anni. Infatti, necessitiamo di circa cinque raccolti per avere il quantitativo necessario per partire con la commercializzazione del prodotto”.

Le farine di Bio Alberti sono estremamente salubri e poco raffinate per questo hanno deciso di prescindere dalla coltivazione della farina di grano tenero 00, poiché per le tipiche procedure produttive, non ricade nei loro standard qualitativi.

Offrono farina di grano duro Senatore Cappelli e di grano tenero di tipo 0,1 e 2. Per le semine di grano tenero utilizzano due semi tradizionali e geneticamente invariati dal 1700, il Verna e il Gentil Rosso.

Ma non è tutto “grano” quel che luccica. Infatti, le farine superlative di Bio Alberti sono anche di ceci, lenticchie, orzo mondo, di farro e di miglio.

Vuoi sentire qualcosa di veramente innovativo?

Come forse già sai, quando si impasta con la farina di grano duro questa deve essere miscelata con una piccola percentuale di farina di grano tenero, per essere più lavorabile ed elastica. Ma Bio Alberti vuole andare oltre:

“Con il prof. Ceccarelli della scuola Agraria di Perugia stiamo sperimentando qualcosa di nuovo. Una farina miscelata con grano Verna, Gentilrosso e Senatore Cappelli in egual quantità”.

Seminando congiuntamente i tre grani, nello stesso campo, si raccoglieranno e lavoreranno semi naturalmente miscelati. Il prodotto finale sarà una farina già miscelata e pronta all’utilizzo.

“La apprezzano molto i nostri clienti fornai perché, invece di comprare due farine diverse di grano duro e tenero, hanno il composto già pronto”.

Benedetta si racconta…

Passeggiando per le viette di Poggio Aquilone, Benedetta mi ha parlato un po’ di sé e di come si è avvicinata al business di famiglia.

“Il momento più bello per me è la mattina, mi sveglio con il cinguettio degli uccellini che mi danno la carica per la giornata. Mi sto innamorando anche dell’inverno, dei paesaggi malinconici e sfocati dalla nebbia, che per me sono casa. Oramai vivo qui, il lavoro mi ha portato a trasferirmi. La pandemia mi ha portata a tornare, a riscoprire il mio attaccamento alle radici e alla famiglia. Ho una nuova visione del mio lavoro: tanta voglia di reinventarsi e di fare qualcosa di nuovo e speciale per illuminare i nostri punti di forza.

Con mio fratello ci occupiamo di tutto. I nostri genitori ci hanno sempre insegnato a darci da fare. Ci siamo dove c’è da fare, in ufficio, in magazzino, in campagna. Perché un domani, quando saremo solo noi a seguire l’azienda, è giusto sapere cosa vuol dire relazionarsi con professionisti e impiegati. Con mio fratello ho un bellissimo rapporto, per me è una sicurezza averlo vicino a gestire l’azienda. Il suo aiuto è importantissimo. Siamo caratterialmente opposti, e anche in termini di competenze, ci completiamo”.

È incoraggiante capire e sapere che questi ultimi anni, bui sotto molti aspetti, hanno portato alla luce qualcosa di buono: l’attaccamento alle proprie origini e la voglia di fare la differenza con quello che si ha e si è.

La forza delle piccole-medie aziende agricole italiane sono, senza dubbio, le nuove generazioni, che entrano nel business con energia, creatività e, si spera, un po’ di know-how e competenze esterne. Benedetta ne è un ottimo esempio!

L’aperitivo

Per concludere il nostro tour in bellezza, Benedetta mi ha invitato a un delizioso aperitivo a casa sua dove ho degustato alcune delle specialità Bio Alberti: il pane home-made con la farina integrale, l’olio dei loro uliveti e il paté di cece biologico.

Quest’ultimo è una bomba! Un composto naturale contenente: i ceci dell’azienda, direttamente dal campo, rosmarino, olio e un po’ di limone, la cui acidità permette la conservazione del paté senza l’aggiunta di conservanti.

Abbiamo chiacchierato a lungo e ci siamo confrontate su diverse tematiche, tra cui l’importanza della materia prima.

La salubrità, la tracciabilità e la qualità complessiva della materia prima è un topic caldo degli ultimi anni per il settore enogastronomico. È aumentata molto la consapevolezza dei consumatori di quanto sia importante consumare cibo di qualità (per salute e per piacere) e ciò si sta progressivamente convertendo in volontà di acquistare prodotti di qualità e provenienza certificate. Quindi rimbocchiamoci le maniche e facciamo sì che le realtà come Bio Alberti diventino pioniere di un messaggio di salubrità ed eccellenza Made in Italy, convertendo progressivamente i comportamenti di consumo.

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