L’acqua di fiori di arancio amaro: una profumatissima tradizione sboccia di nuovo
Benvenut* a Vallebona! Siamo in provincia di Imperia, nel settentrione della regione Liguria, molto vicini ai nostri cugini francesi.
Hai presente le strette valli liguri? Quelle che dalle montagne scendono ripide verso il mare, attraversate, qua e là, da stradine tortuose e spesso ricoperte di terrazzamenti in pietra a secco? Ecco, Vallebona è proprio così.
Fino a pochi decenni fa le terrazze erano coltivate ad aranceti (soprattutto di aranci amari) e ad erbe aromatiche come timo, rosmarino lavanda… Gli abitanti local di Vallebona erano dei maestri nel distillare le acque profumate e gli oli essenziali per cosmesi, seguendo gli insegnamenti dei cugini d’oltralpe.
Cosa è l’acqua di fiori di arancio
É un’essenza profumata con un effetto rilassante all’olfatto.
É una chicca per le cuoche e i cuochi di Vallebona che vogliono impreziosire le loro ricette di pasticceria con un tocco amarognolo. É molto usata nella preparazione di biscotti, creme e anche delle bugie (o frappe, come si dice a Roma). Infatti la maggior parte dell’essenza prodotta viene consumata localmente.
Bambini con il mal di pancia? Nessun problema, ci pensa l’acqua di fiori di arancio, ha anche delle proprietà curative.
Come avrai capito si tratta di un vero gioiello!
un passato non proprio “roseo” per i fiori d’arancio…
Vallebona, un po’ come la Provenza, offre il microclima e il terreno ideale per queste coltivazioni. Grazie alla sua ottima esposizione rimane soleggiata e riparata dal freddo per la maggior parte del tempo.
Buona parte dell’economia locale, nella seconda metà dell’800, ruotava intorno agli straordinari prodotti nati dalla distillazione dei fiori d’arancio. La più rinomata distilleria era quella della famiglia Guglielmi che produceva le essenze in alambicchi in rame.
La raccolta dei fiori d’arancio veniva fatta principalmente da ragazze e donne locali che, dotate di maggiore manualità degli uomini, riuscivano a raccogliere ogni singolo fiore lasciandolo intatto, proprio come serviva per una distillazione perfetta. Si raccoglieva nei primi giorni di maggio e la raccolta era un momento di grande festa per gli abitanti della valle. Poi i fiori venivano fatti essiccare al sole.

Circa un secolo dopo, negli anni ’60, la musica inizia a cambiare, arriva l’industria chimica capace di produrre le essenze e gli oli a prezzi bassissimi. Le attività delle distillerie non erano più remunerative e una ad una iniziarono a chiudere i battenti.
…ma un futuro brillante
Da qualche anno a Vallebona si è ripresa la cultura dei fiori d’arancio per la produzione delle essenze. Pietro, ultima generazione della famiglia Guglielmi, nel 2004 ha riattivato la sua distilleria di famiglia. Ora non si distilla più in alambicchi di rame bensì in corrente di vapore, i fiori non entrano a contatto diretto con l’acqua bollente e conservano così, ancor di più, la loro essenza e aromi.
L’acqua di fiori di arancio è preziosissima, pensa che per produrre un litro di acqua sono necessari ben 2kg di fiori d’arancio e per produrre l’olio, ancor più prezioso, è richiesta una tonnellata di fiori ogni litro.
Pietro non produce solo le essenze, ha deciso di attivarsi anche nella coltivazione e in pochissimo tempo è riuscito a ripiantare più di 200 piante di arancio sulle terrazze, oramai spoglie di Vallebona, riportandola gradualmente al suo rigoglio originale.
Sei interessat* a scoprire un’altra eccellenze? Passa all’articolo su La Signora di Conca Casale. Buona Lettura!