Di cosa parlo
Una vittoria e una scalata verso il successo: la bontà e la genuinità dei prodotti surgelati è possibile!
Gias S.p.a è un’importante realtà Made in Italy con sede a Cosenza, che dal 1970 produce alimenti surgelati di altissima qualità. Oggi vi racconto la storia di Gias: idee, qualità e freschezza negli alimenti surgelati
Ho avuto l’onore di parlare con la titolare di Gias, Gloria Tenuta, donna d’azienda e madre di famiglia, con energia da vendere.
Il dialogo con Gloria è stato piacevole, informale ma soprattutto trasparente e diretto:
“In questo frangente non si può non parlare delle ripercussioni del Covid” mi ha detto dopo pochi minuti di intervista.
In molte interviste sono stata incerta nell’approfondire “l’argomento Covid”. Aspettavo fossero i miei interlocutori ad introdurlo, perché posso solo immaginare le difficoltà e i disagi che questa situazione comporta, quindi la tematica è passata in secondo piano.
Diversamente dalle aspettative, la mia chiacchierata con Gloria è iniziata proprio da lì.
Il 2020 è stato un anno di incertezze. “I progetti del 2020 sono rimasti surgelati” afferma Gloria con un divertente gioco di parole, con le fiere cancellate o rimandate, come tutti gli altri importantissimi momenti di network per l’azienda. I tecnici in isolamento non hanno avuto la possibilità di collaudare le nuove linee di produzione, che l’azienda aveva installato con grandi investimenti, e per questo sono rimaste bloccate a lungo.
Su cosa si deve lavorare assiduamente a questo punto? Sulle persone, per non scoraggiarsi, per rimboccarsi le maniche e per sollecitare tutto l’organico aziendale ad essere celere nel cogliere le nuove opportunità che nascono dai nuovi equilibri di mercato.

La leadership
Scrivendo le righe sopra, parlando di persone e capitale umano, ho ripensato a un seminario, a cui ho avuto il privilegio di partecipare, tenuto dal Dott. Andrea Guerra durante la sua dirigenza presso Eataly. Durante le sue lezioni ha parlato di tecnologia, di geopolitica ma soprattutto di persone, introducendo il concetto di reasonant leadership (leadership emotiva).
Cosa significa “Reasonant leadership”
In ogni azienda, piccola, media o grande che sia, c’è sempre la figura del capo, in alcune circostanze anche più di uno.
Vediamo insieme come il concetto di reasonant leadership rinnova il modo tradizionale, tipicamente autoritario, di “fare il capo”.
La nuova generazione di ragazzi che entra in azienda presenta delle caratteristiche notevolmente diverse dai loro colleghi della generazione precedente.
I nuovi entranti sono ragazzi dinamici, non tanto pazienti, solitamente sollecitati da moltissimi input provenienti dalle nuove tecnologie e con una costante necessità di essere stimolati e motivati per essere produttivi.
Ma, ora che abbiamo visto le caratteristiche dei nuovi dipendenti, vediamo quali sono quelle del nuovo capo e perché ad oggi si parla di reasonant leadership.
Secondo voi cosa dovrebbe fare un capo, per essere riconosciuto come tale? Per me un capo serve a motivare le persone, a responsabilizzarle, ad insegnare loro il mestiere, a fare sentire il suo team parte di qualcosa ma anche a fare da filtro con i piani alti o col mondo esterno, creando un habitat di lavoro che favorisca la produttività e delle performance ottime.
Tutto questo rientra nel concetto più ampio di reasonant leadership, che pone il focus sulle emozioni delle persone, come mezzo per il successo.
Essere un leader emotivo vuol dire gestire con successo le proprie emozioni e quelle del proprio team. Questo è l’approccio vincente con le nuove generazioni entranti nelle realtà aziendali, ma anche con le precedenti.
Il reasonant leader favorisce la connessione e lo scambio di emozioni positive all’interno del team costruendo sentimenti di orgoglio e di appartenenza e, di conseguenza, migliorando la produttività delle risorse.
Quando Gloria mi ha parlato delle sue persone, e di quanto la loro motivazione e grinta sia la priorità in questo momento di incertezza, ho pensato che il suo approccio alle risorse umane sia fondamentale e vincente per farle sentire al sicuro nel contesto aziendale, malgrado la situazione che ci affligge.

I prodotti Gias
E ora entriamo nel vivo dell’azienda. Nei prossimi paragrafi proverò ad introdurvi al mondo Gias, partendo dalle sue due categorie principali di prodotti: i Vegetali e i Ricettati. Vi consiglio di non perderveli, ma se preferite passare oltre, nel prossimo paragrafo parleremo della catena di distribuzione dell’azienda.
- I vegetali si presentano come verdure surgelate, naturali o grigliate, estremamente genuine, come appena raccolte.
Dietro alla freschezza delle verdure di Gias c’è un mondo: pensate che tutti i semi e le piantine da innestare, da cui poi nascono i vegetali, sono scelti da un team di agronomi esperti interni all’azienda, che selezionano solo le specie migliori.
Inoltre gli agronomi seguono i contadini in ogni passo della coltivazione delle piantine, dalla semina al raccolto.

- I ricettati, invece,nascono per soddisfare i palati più esigenti. Gias offre anche gustose ricette surgelate pronte da cuocere.
L’azienda riprende le ricette dal cuore del nostro meridione, e fa ricchezza delle tradizioni di quelle regioni.
La parmigiana, gli gnocchi alla Sorrentina, le penne all’Arrabbiata, la pasta alla Norma… ve ne ho elencati solo alcuni, per rendere l’idea non solo della golosità dei prodotti, ma anche del forte potere comunicativo dei nomi di questi piatti. Più che semplici pietanze queste ricette sono l’identità di un territorio e la sua storia.
Gias non vuole vendere solo un piatto o un contorno, si vuole fare portavoce delle cose belle e buone del nostro paese.

Come funziona la supply-chain di Gias?
Parliamo ora della catena di distribuzione di Gias. Con questa definizione (in inglese supply-chain) s’intende l’insieme di attori coinvolti durante il processo di trasformazione e vendita di un prodotto.
Vediamo ora, in dettaglio, come funziona la supply-chain di Gias e quali sono gli attori coinvolti.
1: i primi attori del processo sono i fornitori di materie prime.
Si tratta di agricoltori e contadini delle regioni Puglia e Calabria.
Alcuni di loro sono indipendenti ma destinano tutto il loro raccolto a Gias. Altri sono dipendenti diretti dell’azienda che lavorano nei campi di proprietà dell’azienda stessa. In entrambi i casi l’azienda ha piena tracciabilità e controllo della provenienza delle sue verdure.
I fornitori vendono (o procurano) le materie prime a Gias, dunque le verdure raccolte o gli ingredienti per le ricette.

2: il secondo attore coinvolto è proprio Gias, l’azienda.
L’ufficio acquisti interno di Gias sceglie i migliori fornitori di verdure e ingredienti del luogo e dei territori in prossimità. Successivamente trasforma la materia prima e confeziona il prodotto, per poivendere il prodotto ai distributori.

3: il ruolo di attore numero 3 è giocato dai distributori: parliamo della Grande Distribuzione Organizzata, GDO (supermercati) o HoReCa (hotel, ristoranti e bar).
Per le piccole medie imprese del Made in Italy è ancora difficile essere vincenti nella GDO, canale popolato dalle multinazionali. Nei supermercati, spesso e volentieri vince chi ha il prezzo più basso, non il prodotto più buono.
Gias entra in GDO
Nella maggior parte dei casi, Gias entra nei supermercati “dalla porta sul retro” e decide di non mettersi in competizione con i grandi gruppi. Vediamo come: sicuramente vi sarà capitato di fare la spesa in un supermercato (come Carrefour, Esselunga, Conad, etc.) e di certo avrete notato che sono aumentati molto i prodotti venduti con marchio dell’insegna (meglio conosciuti come private lable), per esempio i biscotti a marchio Conad, gli yogurt a marchio Carrefour, i pisellini Esselunga e via dicendo.
Questo è il business di Gias nei supermercati: produrre le verdure e le ricette surgelate che poi Esselunga venderà con il suo marchio. La prossima volta che comprerete le verdure surgelate Esselunga, ricordatevi che sono buone e autentiche, come vuole la vera tradizione Made in Italy, perché sono le verdure di Gias.
Gias compare sugli scaffali di alcune insegne anche con i suoi marchi “Il mediterraneo a tavola” e “Voglia di…”.


Non è semplice relazionarsi con i distributori, soprattutto con il desiderio di costruire relazioni trasparenti e durature, ma l’autenticità e il gusto dei prodotti Gias fanno sì che una volta arrivati sullo scaffale ci rimangano a lungo.
Gias nel canale HoReCa
l canale HoReCa è molto remunerativo per l’azienda. Per il canale HoReCa la qualità viene prima del prezzo e le aziende come Gias sono competitive in questi contesti. Nella fase successiva, i distributori vendono il prodotto al consumatore finale.
I consumatori finali sono la bussola
4: Infine ci sono i consumatori finali: le persone che assaporano le fantastiche verdure e le ricette dell’azienda.
I desideri dei consumatori sono la bussola. Nessun attore coinvolto nella catena di distribuzione deve dimenticarsi dei bisogni e delle richieste del consumatore finale per proporre il miglior prodotto alle migliori condizioni possibili.
I consumatori oggi sono disposti a spendere per prodotti salubri e verosimilmente Km0, e Gias lavora in questa direzione.
Riepilogando, la catena di distribuzione di Gias (e della maggior parte delle aziende di prodotto) si articola in questo modo:

L’Italia è un paese molto rispettoso della catena del fresco.
La catena del fresco italiana
Se ci pensate, tutti i supermercati della penisola sono dotati di grandi freezer in grado di contenere elevati volumi di prodotti surgelati, che vengono fatti ruotare per dare spazio alle referenze più fresche.
Non è così in tutto il mondo. Gloria mi racconta che in alcuni Paesi, come per esempio l’America Latina, la catena del fresco si interrompe nel punto vendita poiché non esistono freezer nei supermercati, e i prodotti esposti si scongelano.
Per questo motivo Gias sceglie i suoi mercati esteri con estrema attenzione, perché devono amare i suoi prodotti almeno quanto noi.
L’export
Per Gias le esportazioni sono una parte importante del business, una sfida e anche uno stimolo per non smettere mai di migliorarsi e di fare ricerca sui consumatori.
Secondo voi chi sono i maggiori importatori dei prodotti Gias?
Ebbene sì, i Paesi del nord Europa.
Caratterizzati da temperature glaciali e territori montuosi, non sono i Paesi ideali dove coltivare le verdure e soddisfare autonomamente il fabbisogno interno.
Al contempo, però, sono popolazioni estremamente salutiste che comprendono l’importanza dei prodotti ortofrutticoli per il benessere dell’organismo, ne fanno un consumo quotidiano e sono disposti a pagarne il giusto prezzo.


Per di più, Paesi come Olanda, Danimarca e Svezia, che fino a qualche anno fa si approvvigionavano di prodotti ortofrutticoli dall’est Europa, ora si stanno innamorando della qualità e freschezza dei prodotti italiani. Sono proprio loro gli importatori ideali per Gias.
Il “sogno americano”
L’ambizione di Gloria è di conquistare i cuori e i palati degli americani.
Gli americani sono un popolo innovativo a cui piace sperimentare, con delle tradizioni recenti e tipicamente improntate sul trash food, ma amano cambiare velocemente e sono molto reattivi ai nuovi trend.
I consumatori americani sono una grande sfida per Gias, ma al contempo una spinta motivazionale per mantenersi sempre all’avanguardia e con nuove proposte per il mercato.
Gias entra nel mercato del fresco degli USA con dei prodotti ad hoc, a seconda di quelle che sono le loro mode e le loro necessità. Ad esempio, Gloria racconta che stanno sviluppando un nuovo lancio per il mercato americano di piadine gluten-free a base di farina di cavolfiore e barbabietola, con non poche complessità nella tecnologia, per soddisfare le neonate esigenze di salubrità e leggerezza.

Le nuove tendenze del settore food
È giunto il momento di esplorare insieme quali sono i nuovi trend che spopolano nell’industria del food.
Un primo scenario ormai affermato nel settore è quello del “senza”: senza glutine, senza lattosio, senza grassi aggiunti, senza olio di palma, senza sale. Un elemento di competitività per le aziende alimentari è quello di proporre sul mercato prodotti innovativi e con queste caratteristiche di “without”.
Il trend del “without” ha avuto un fortissimo impatto sull’industria alimentare. Per farvi capire meglio l’entità del fenomeno, condivido con voi un aneddoto che ha coinvolto molti gruppi multinazionali e in particolar modo la Ferrero.
Qualche curiosità
Negli anni 2015-2016 hanno iniziano a diffondersi le prime polemiche sull’olio di palma, considerato insalubre e poco sostenibile.
Tutti i gruppi multinazionali che utilizzavano olio di palma nelle loro ricette hanno registrato, quindi, dei cali nelle vendite.
La reazione delle aziende è stata quella di riformulare le ricette dei prodotti per contrassegnarli come “senza olio di palma” e recuperare il fatturato.
Tutti tranne la Ferrero. L’azienda non poteva permettersi di cambiare le sue grandiose ricette segrete, in particolar modo quella della Nutella, che è tutt’ora composta per 1/3 da olio di palma.
Iniziarono, così, una potente operazione di marketing sul brand Ferrero e lanciarono lo slogan “C’è olio e olio, il nostro è Ferrero”. L’olio di palma Ferrero fu pubblicizzato a tal punto che diventò famoso per essere di eccellente qualità e sicurezza, così le vendite tornarono a crescere.
Ma c’era un’unica ulteriore complicazione: le altre aziende concorrenti, tra cui Mulino Bianco, iniziarono a ridisegnare il fronte dei loro packaging introducendo le parole “senza olio di palma” e questo fu riconosciuto come un’importante mezzo di attrazione del consumatore, di cui Ferrero non poteva servirsi.
Ferrero iniziò, allora, una battaglia legale che ha poi condotto a un’altra vittoria, ossia vietare il claim “senza…” sul fronte del packaging, in quanto ingannevole per il consumatore, poiché trasmetteva un messaggio di salubrità che non rispecchiava perfettamente il contenuto del prodotto. E così fu.
La mamma di famiglia, comprando le merendine e vendendo la scritta “senza olio di palma” aveva l’incondizionata percezione che il prodotto “merendina”, per il fatto di non contenere sostanze nocive, giovasse alla salute. Ma diciamocelo, le merendine non sono famose per la loro salubrità.
E così accadeva per molte altre categorie di prodotto.
La confusione risiede nella credenza che “assenza di nocivo” voglia dire “salubre” ma, a prova di chimico, non è così.
Fateci caso, ora non si trovano più confezioni con scritto “senza…” sul fronte, se non per componenti con impatti evidenti sulla salute.
Il made in Italy
Un secondo importante trend nel settore alimentare consiste nella trasparenza e nella tracciabilità del prodotto. Un trend che pone un importante focus sulle realtà Made in Italy che operano con un approccio artigianale, selezionando le materie prime e i fornitori e con particolare attenzione a mantenere degli elevati standard qualitativi.
In poche parole, il consumatore si sente più felice e soddisfatto quando è sicuro e consapevole della provenienza del cibo che consuma.
Una garanzia di trasparenza e sicurezza
La filiera corta, tipica delle piccole-medie imprese italiane, permette un contatto quasi diretto tra consumatore e produttore e una più facile tracciabilità delle origini e della provenienza dei prodotti.
Gias vuole trasmettere ai suoi consumatori un senso di sicurezza e salubrità. Per l’azienda ciò non comporta particolari sforzi, poiché conosce nel dettaglio tutte le sue coltivazioni, i processi e le persone, operando in regime di piena trasparenza e tracciabilità.

Esportare un marchio Made in Italy è motivo di grande orgoglio ma al contempo è una grande responsabilità.
Gloria mi spiega che porre il marchio Made in Italy sul packaging ha una fortissima valenza comunicativa ed è anche un’importante leva competitiva.
Cosa vuol dire tutto questo? Semplicemente che i prodotti Made in Italy sono i più famosi al mondo per il loro gusto, le loro proprietà, la salubrità, la sostenibilità dei processi di produzione, l’artigianalità, etc.
Per non parlare del forte simbolismo della cultura gastronomica Italiana: la pizza, le pennette, i ravioli non sono solo pietanze, ma dei veri e propri simboli di una tradizione antichissima e interessantissima. Ed è quello su cui punta Gias quando entra nei mercati internazionali.
Ciò comporta, al tempo stesso, non poche complessità. Ora scopriremo insieme il perché.
Il Made in Italy è di casa
Non esistono leggi a tutela del marchio Made in Italy e questo porta a una grande confusione nella mente del consumatore straniero.
Tutti sono a conoscenza dei grandi successi eno-gastronomici della cultura italiana, tra cui il Parmigiano Reggiano, il pesto, gli spaghetti…
Ecco, tutti i prodotti alimentari tipici della penisola sono distinti dal marchio Made in Italy quando vengono commercializzati all’estero, ma purtroppo ciò non li protegge da imitazioni a cura di aziende del food straniere.
Un esempio per capire meglio: se avete avuto l’occasione di viaggiare in America o in Inghilterra ed entrare in un supermercato, quante tipologie di Parmesan Cheese avete trovato? Se non avete la risposta ve la do io, ce ne sono almeno una decina.
Noi Italiani, di fronte a quel prodotto, siamo perfettamente consapevoli che non provenga dalla ridente cittadina di Reggio Emilia o dal consorzio di pertinenza, ma il consumatore locale non lo sa, anzi comprerà quel Parmesan Cheese perfettamente convito di acquistare un prodotto Made in Italy. E questo distrugge parte del valore del vero Parmigiano Reggiano.
È importantissimo contrassegnare i prodotti esportarti con il marchio Made in Italy, perché è un motivo d’orgoglio ed ha una forte valenza comunicativa.
Tuttavia, sarebbe necessario proteggere le denominazioni dei prodotti caratteristici della nostra cultura eno-gastronomica, affinché tali nomi non vengano utilizzati per prodotti non italiani e i consumatori stranieri non siano confusi riguardo la vera provenienza degli alimenti.
Un valido supporto che i produttori ed esportatori del Made in Italy possono dare per evitare (almeno parzialmente) tali confusioni è di rendere i propri prodotti tracciabili e sensibilizzare i consumatori ad approfondire la conoscenza dei prodotti stessi e dei territori da cui provengono. Ed è questo uno dei progetti di Gias.
Per concludere l’intervista ho chiesto a Gloria quali pensa che siano i punti di forza della sua azienda.
I segreti per il successo
La costanza, la perseveranza e la determinazione. Tre elementi fondamentali per raggiungere il successo.
Gloria mi parla con trasparenza e sincerità delle complessità che si devono affrontare quando si deve chiudere qualche accordo con dei nuovi clienti o si approccia un nuovo target di consumatori.
Il successo non è immediato. Si deve perseverare verso l’obiettivo, con estrema attenzione a ogni dettaglio.
Una forte responsabilità nel raggiungimento dei risultati ricade sulla sales force, il comparto commerciale dell’azienda.
I commerciali di Gias sono veramente interessati ad approfondire le proprie conoscenze riguardo al prodotto che vendono, si riconoscono nella cultura aziendale, riescono a comunicare la specialità e l’unicità dei prodotti e dunque a fare scouting e breccia nell’interesse del cliente. La sales force di Gias è il suo biglietto da visita.
I vegetali e le ricette Gias sono i portavoce della gastronomia mediterranea del sud Italia, l’azienda costruisce la sua Mission sui pilastri dell’autenticità, dell’unicità e della tradizione.
Se volete approfondire il concetto di Mission, leggete il mio articolo sull’azienda Cupiello, nella sessione “Pasticceria”.
E se vi va di farmi sapere la vostra opinione, non esitate a lasciarmi un commento. Alla prossima!
Come raggiungere Gias
Sito web: http://www.giasspa.com/it/
Telefono: +39 0984 524711
email: info@giasspa.it
Indirizzo: 87040 – Mongrassano Stazione Cosenza – Italy
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